Tre storie. Di tre generali bosniaci che si sono fatti la guerra, uno contro l’altro; alla fine si ritrovano e scoprono quanto sia stato tutto inutile. L’identità esisteva di già prima dei loro eroismi. Di tre sorelle slovacche, travolte dal cambiamento dei tempi moderni: il post comunismo e il neo liberismo. La più piccola trova la differenza della moderazione.

“Cosa fa la piccola?”

“Ha scritto un libro.”

“Oh bella! Chi sono i protagonisti?”

“I padri. Coloro che scrivono da sé la loro storia; che inventano il futuro e il destino.” Viva la letteratura: arte dell’invenzione e specchio dell’anima; antidoto alla rassegnazione e alla resa. La letteratura, con la galleria di sconfitte, dolori, delusioni, rimorsi e tanti perché lasciati per strada, non è fatta per leggerla: è fatta per scriverla e si scrive da sé.” (pag. 220)

Infine, di tre amici albanesi che conquistano la libertà, in barba ad autorità, polizie, scafisti, regole. (Anche di tre furbi balcanici, uno serbo, uno croato e uno montenegrino; ma loro contano poco perché dei furbi ne abbiamo le scatole piene, sono come il prezzemolo.)

Alla fine le storie si intrecciano in un sol colpo, come tre mani che si attraggono e si respingono. Una regia universale vi è di guida o solo un venerando notaro che ne prende atto.

“Queste sono tre buone parabole.” Sancisce dall’alto il Padre Eterno Supremo. I tre assiomi – non ossimori -, al pari delle mani nude degli uomini, possono cambiare le sorti del mondo: libertà, identità, moderazione.

Ma …